La grande delusione della piccola provincia.

Venerdì sera c’è stata la seconda presentazione di Giulietta, e anche questa volta le presenze hanno di gran lunga superato le mie aspettative. È sempre difficile far muovere le chiappe alla gente per andare a sentir parlar di libri: è difficile farglieli leggere, figuriamoci.
Ma nonostante di fronte a me abbia sempre trovato un numero di persone confortante (persino più confortante di quelle che ho contato alle presentazioni di scrittori famosi e affermati), ci sono state sempre delle assenze che urlavano. Dispiacendomi.Più che altro perché in provincia non succede mai un cazzo, tanto che a far notizia son persino le liti di condominio. E una all’inizio ha l’illusione che mezzo paese si mobiliterà per festeggiare uno dei pochi eventi interessanti (opinabile, certo) dell’anno (esclusi ovviamente S. Silvestro, il Patrono e la Notte Bianca). Non tanto per Giulietta, che se vogliamo è un libro più “serio”, ma per l’Inferno di Eros, dove si parlava di tette, culi e pompini, ammetto che avevo delle aspettative: confidavo nella provincia pettegola e pruriginosa, e nella sua necessità di avere qualcosa di nuovo di cui sparlare.
Mi sbagliavo di grosso: nemmeno le mutande funzionano più.

Jean-Luc Cornec

L’esordio dell’Inferno di Eros, il 15 novembre 2008, contò 90 persone: me ne aspettavo almeno il doppio.
Non fu (e non è) una mortificazione per la mia presunta presunzione, ma una vera delusione sentimentale: perché sono tanto stronza quanto romantica.
Non solo: quando finii e andai a bere qualcosa, molti dei nomi che mancavano alla mia presentazione erano lì a bersela e a ridersela, in notti sempre uguali a quella notte, una come tante. La stessa che la provincia vive da sempre.
E se ammetto che le palle mi precipitarono nella Rift Valley per il nulla emotivo (e non solo) che mi inghiottì, fu dura anche constatare di essere stata sconfitta da un coca-havana (esperienza ripetibilissima, a differenza del mio Inferno di Eros).
In compenso, in questi due anni ho scoperto persone nuove, inaspettate, o resuscitate dal mio passato remoto: che mi seguono, mi leggono, ma soprattutto mi sostengono e mi incoraggiano.
Perché scrivere libri non mi piace, è una faccenda pesante: non sopporto scrivere libri. Se non avessi delle storie che spingono per uscire dal mio esofago mi eviterei questa fatica asfissiante, e tutte le umiliazioni editoriali, e tutte le porte sbattute.
Se non avessi avuto il sostegno di queste persone inaspettate non mi sarei mai nemmeno imbarcata nella stesura del terzo libro, che è il più infame di tutti, e che mi fa vomitare come una gravidanza difficile.
Non so se lo finirò mai, ma una cosa è certa: nella mia vita ho dedicato un sacco di tempo alle persone sbagliate, condividendo pezzi di strada con pupazzi di cartapesta, in una divertente ma modesta carnevalata viareggina. Il fatto è che non sono due o tre, i miei pupazzi di cartapesta. Sono qualcuno di più. Ma in fondo lo so da un pezzo che non c’è  nessuna intelligenza nel le aspettative del romanticismo. L’intelligenza vera sta nell’inatteso.




2 thoughts on “La grande delusione della piccola provincia.

  1. al contrario, persone allergiche alla piccola provincia hanno lasciato la grande provincia un giorno prima per essere lì a supportarti.
    “nella mia vita ho dedicato un sacco di tempo alle persone sbagliate, condividendo pezzi di strada con pupazzi di cartapesta, in una divertente ma modesta carnevalata viareggina. Il fatto è che non sono due o tre, i miei pupazzi di cartapesta. Sono qualcuno di più.” Cara mia, sei in ottima compagnia.
    Un abbraccio, e un wow 🙂

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