Occupy Wall Street

Se l’occupazione italiana di Piazza Affari è stato un clamoroso fiasco su ogni fronte, stasera possiamo rinfrancarci lo spirito con quanto sta accadendo intorno a Wall Street  e sul Ponte di Brooklin.
This is just the beginning! Shame on you” urlano le migliaia di persone che stanno bloccando le strade e le piazze in nome dell’indignazione.
La polizia li sta arrestando uno a uno: “We are not in arms, we can do that!” gridano i manifestanti, ma non oppongono resistenza, si lasciano mettere in manette placidamente, uno a uno, aspettando il loro turno, senza sottrarsi.
Registrano tutto con foto e video, invitano gli arrestati ad urlare il loro nome, in modo che ci sia una testimonianza in diretta: l’identità non scompare nei numeri, e i poliziotti sono sotto l’occhio di milioni di obbiettivi.
Continuano a cantare, non smettono di cantare: “We are not the criminal”. Già, non siamo noi i criminali, non siamo noi a dover essere messi in manette.
Quello che sta succedendo è bellissimo, sono talmente tanti e talmente fermi a bloccare le strade che non volano nemmeno i manganelli: semplicemente uno a uno si sottopongono all’arresto. Prima o poi finiranno le celle nelle galere, d’altro canto.
People united will never be defeated” si sente urlare da ogni lato, mentre I numeri della diretta streaming continuano a crescere vertiginosamente.
Siamo con voi, ragazzi.

3 thoughts on “Occupy Wall Street

    • Creare un’alternativa è difficilissimo (soprattutto quando ne manca la volontà), ma anche protestare non è più tanto semplice. Io sono spesso in piazza, e sai quanti siamo di norma? In 15. L’inedia è il peccato capitale che ci sta sconfiggendo. Ci lasciamo fare di tutto, e non battiamo ciglio, al massimo qualche lamentela in rete. E tutto finisce lì. Quindi anch protestare, oggi, è tremendamente difficile.

    • Beh, non è proprio così. Persino nel piccolo è ormai difficile protestare, convincere la gente che difendere i propri diritti è lecito e sacreosanto. Non credo, tra l’altro, che spetti alla gente comune costruire un’alternativa ad un sistema fallimentare. Nel senso che ci rendiamo benissimo conto che così le cose non vanno bene, ma non abbiamo la conoscenza teorico/tecnica per creare l’alternativa. Per questo motivo, in teoria, ci sono gli esperti di settore. Io che sono scenografa di laurea e segretaria in pratica, non ho la conoscenza e le basi per costruire un’alternativa. Ma posso e devo dissentire quando vedo che ci stanno rubando le mutande nel silenzio totale delle istituizioni.

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