Esserci o non esserci?

Alla fine, riducendo tutto all’osso delle cose che contano, come si conviene nei momenti in cui cadono pailettes, piume e lustrini, quello che fa la differenza vera nei rapporti è l’esserci o il non esserci.
La mia pigrizia innata, il mio rifiuto degli sforzi inutili, mi hanno sempre permesso di considerare trascurabili le piccole mancanze, gli spigoli caratteriali, le abitudini differenti, le opposte visioni.
Ma mi sono sempre concessa il lusso di non perdonare l’assenza.
Non è una posa, un paletto filosofico o una questione di principio: il mio cuore depenna, le mie palle precipitano.
Difficilmente chiedo aiuto e amo cavarmela da sola, ma ho una memoria da testuggine per le mani tese, le presenze inaspettate, il piccolo sollievo, l’attenzione lieve.
Nella vita bisogna sempre cercare di avere una buona risposta alla domanda: “E tu dove cazzo eri?”.
Anche quando la domanda non vi verrà mai posta. Perché l’importante non è dove eravate, l’importante è che non c’eravate. Con qualsiasi strumento fosse nelle vostre mani: una frase, un messaggio, una premura.
Come dicevo ieri, quello che c’è si vede, e si vede benissimo anche quello che non c’è.
E nella definizione della qualità dei vostri rapporti interpersonali, esserci o non esserci sarà spesso la discriminante tra la mediocrità o la polvere di stelle.

Photo Jean-Baptiste Mondino

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