In Sardegna mi hanno detto: “Tornatene da dove sei venuta”

sardegna castelsardo

Sardegna, agosto 2014.
Il mio viaggio alla scoperta dell’isola continua.
Dopo la meravigliosa esperienza dell’anno scorso (e di quelli precedenti), decido di addentrarmi ancora una volta nell’entroterra. Con il mio compagno e un gruppo di amici scelgo il Trenino Verde, da Perfugas verso il Lago Liscia, dove un battello e gli ulivi millenari ci attendono.
Paesaggi splendidi ma organizzazione piuttosto deludente: nel viaggio verso casa penso a che taglio dare all’articolo che scriverò sul mio blog di viaggi.
Mentre saliamo sul treno del ritorno, una signora sarda occupa 10 posti per i suoi amici rimasti indietro e che, prima o poi, arriveranno. Nei 54 euro pagati per la giornata non è stato contemplato il posto assegnato, e questo può dare adito a scene da far west per chi vuole rigorosamente viaggiare con tutta la sua tribù attorno. Gentilmente, chiedo alla signora se può cedere uno dei 10 posti che ha occupato (quello con più spazio per le gambe) ad un settantenne che viaggia con noi e ha due ernie al disco che gli causano forti dolori. Lei non solo non mi risponde, ma fa cenno a tutti i suoi amici ritardatari di affrettarsi, si gira verso il marito e dice: “Ma che vuole questa?”.
Decido di andarmene, rassegnata all’egoismo e alla maleducazione, ma al “questa” sono tornata indietro.
Io non mi chiamo ‘questa’, non sono una stronza che passa per strada, sono una persona che ti ha chiesto una cortesia e puoi rivolgerti direttamente a me se mi devi dire qualcosa.”
Allora, per la prima volta, mi rivolge la parola: “Stronza a chi?
Immaginando che non sia audiolesa, ma che stia facendo la furba, riprovo ad andarmene.
Interviene il marito, che a sua volta sta occupando altri posti sbarrando i sedili con le braccia e impedendo alla gente di sedersi: “Signora, veda di calmarsi”. Il tono è quello del maschio che vuole dimostrare a tutti di saper difendere la propria femmina, e sottintende: “Altrimenti se la vede con me”.
Mi sento proiettata in una rissa preistorica, ma senza le clave.
Arriva il controllore, minaccia di chiamare i carabinieri perché io “ho parlato male”: a questo punto ho la certezza che la corregionalità in alcuni casi è più forte della buona fede e quando mi dice: “Si calmi perché altrimenti ci penso io a calmarla” chiedo: “E mi spieghi un po’, quale sistema ha intenzione di usare per calmarmi?
Non sapendo che dirmi, mi apre la strada per fare quello che stavo cercando di fare da qualche minuto: cambiare vagone, interdetta dalla relazione ottocentesca uomo/donna in cui mi sono trovata immersa.

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Appena me ne vado, alcuni amici che sono rimasti lì mi riferiscono che la signora occupaposti alle mie spalle dice ridendo: “E tornatene da dove sei venuta”.
Ringrazio il cielo di non averla sentita.
Ho pagato 54 Euro per avere un servizio scadente, ero lì per scrivere un articolo sul turismo in Sardegna, ho chiesto gentilmente un posto per una persona con problemi. La risposta è stata: “Tornatene da dove sei venuta”. L’ho fatto, sono tornata da dove ero venuta, e continuo a pensare a tutta la gente che rifiuta chi viene “da fuori”. Rifiuta i connazionali, figuriamoci gli stranieri, indipendentemente da quello che sono lì per fare. In un Paese che potrebbe o vorrebbe vivere di turismo tutto questo stride.
C’entra poco il fatto che i sardi abbiano una triste storia di dominazione da parte di chi arriva da fuori, perché questa reazione ce l’hanno anche persone di altre regioni senza un retaggio storico così pesante da dover smaltire.
Il mio pensiero va a tutti coloro che “tornatene da dove sei venuto” se lo sono sentiti dire una, due, tre, mille volte, o che tutti i giorni se lo sentono addosso. Il conforto di restare tra simili, la tranquillità di condividere le stesse regole sociali, la forza della ragione di sapersi a casa propria, l’arroganza degli –ismi.
Per la prima volta in vita mia mi sono trovata nei panni della turista (e non solo della cittadina) che si oppone a quella che crede un’ingiustizia o una maleducazione e la risposta è stata: vattene.
Secondo me, Italia, la risposta è sbagliata. Capiti in Sardegna, in Alto Adige, in Umbria o in qualsiasi altro luogo.

89 thoughts on “In Sardegna mi hanno detto: “Tornatene da dove sei venuta”

  1. Per quel che vale, chiedo scusa per questi ‘corregionali’ beceri e maleducati. Se la può consolare, noi ci abbiamo a che fare e ci discutiamo continuamente. Ognuno ha la sua riserva regionale di maleducati 🙂

      • questo sta diventando la mia isola, i cafoni si stanno riproducendo in maniera sconsiderata, non posso scusarmi per loro perchè non li considero sardi, ma mi scuso per la mia terra sempre più sottomessa e compromessa, soprattutto per nostra colpa…..

    • Sono terribilmente dispiaciuta per quanto accaduto…. Sono sarda ma ho vissuto molto all’estero e ancora non mi capacito come possano ancora succedere avvenimenti del genere… Purtroppo cambiare la mentalità di un popolo non è facile… Per fortuna non tutti gli italiani sono così, ma basta una piccola percentuale per rovinare l’immagine di un’intera nazione, o in questo caso, regione. Sono felice che abbia scritto questo articolo e abbia evidenziato il fatto, non se ne può più di queste chiusure mentali, e la Sardegna deve capire che l’unica risorsa che ha è il turismo!
      Confidiamo nelle nuove generazioni…

    • anche io chiedo scusa per l’atteggiamento purtroppo tipico del Sardo di un certo livello,fortunatamente non siamo tutti cosi,e mi dispiace sentire queste lamentele se pur giuste,che siano un esempio per capire che il turismo e il turista deve essere considerato un tesoro per la nostra economia e non un ospite poco gradito,quindi non piangiamoci addosso.

  2. Mi spiace per quello che ti è accaduto. Hanno fatto una figura pessima.
    Secondo me (non parlo a nome dei sardi, ma come singolo) si è trattato di un bruttissimo episodio di maleducazione. Non so se la corregionalità c’entri qualcosa, penso semplicemente che ti sia imbattuta davvero in una cricca di trogloditi.
    Tra l’altro mi appresto a fare la stessa avventura che hai fatto tu (Trenino Verde), spero di non trovare qualcuno che vuole occupare 600 posti perché, nel caso, sappi che ti vendicherò 🙂

  3. Capisco lo sdegno e la sensazione di impotenza di fronte a tanta ignoranza, hai tutta la mia solidarietà. Ti prego però di non cadere anche tu nella trappola di definire costoro “sardi” e non invece, più semplicemente “maleducati” della peggior specie. Ci sono ancora tanti sardi (la maggioranza) accoglienti, generosi o più semplicemente beneducati.

    Sul fronte turismo è vero, c’è ancora tanto tanto da fare, lì si che siamo nella preistoria, e per raggiungere un qualche miglioramento dovremo cominciare riprendendo ad educare correttamente figli e genitori…

    • Ma certo! Ho tanti cari amici sardi, la mia casa editrice è sarda, i miei suoceri vivono lì. Proprio per questo avrei preferito che questa cosa mi fosse successa da un’altra parte. E’ chiaro che la maleducazione non è legata alla regione.

      • purtroppo i maleducati vivono in ogni dove, e anche chi cerca di giustifarli, anche se credo non fosse tua inenzione.
        ma la maleducazione maggiore l’ho riscontrata nella persona (controllore), che per educazione la sig.ra Elena non identifica (anche se avrebbe fatto bene, avrebbe dovuto avere il tesserino con nome e cognome, così i SARDI, popolo civilissimo e ospitabilissimo possano trattarlo parimenti)
        Spero anche che le autoritè ferroviarie abbiano letto, ed eventualmente agiscano

  4. Il suo post, frutto della sua rabbia credo sia esagerato e male impostato. Lei conosce la Sardegna e i sardi, credo conosca il nostro modo di fare e di trattare coloro che arrivano dal…continente. Dovrebbe anche sapere però che la maleducazione non ha nazionalità ed è facile trovare persone scorrette a prescindere della loro provenienza. Cara Signora Elena, ha scritto questo colorito post raccontando questo spiacevole avvenimento, ora non so se altre volte ne ha scritto per essere stata invece trattata bene dai sardi che sicuramente, ne sono certo, si sentiranno toccati dalle sue parole. Questa storiellina, meritava tutta questa importanza? Saluti…

    Alessandro Catte – Nuoro

    • Ho scritto molto bene e molte volte della Sardegna: se guarda l’articolo linkato in questo pezzo e molti altri post in questo blog, ne avrà riscontro. Questo è il primo articolo “negativo” che scrivo perchè è la prima cosa negativa che mi capita sull’isola. Questa “storiellina” è emblematica non di una regione, ma di una nazione. E’ capitato in Sardegna, poteva capitare in Lombardia.

    • Carissimo Catte, sono un sardo come te. Secondo me è fuori luogo il tuo di commento, dato che sembri difendere una categoria contrapponendoti alla denuncia volta da Elena, screditando la cosa, volta a definirla con il classico “mal comune mezzo gaudio”. Non è il caso di fare i pignoli dicendo che è un tema “male impostato”. Che poi v’è da dire che dovrebbe avere importanza si il fatto che spesso ci sono persone maleducate, in Sardegna come NON in nessun altro posto. Io personalmente posso aggiungere che c’è quasi un’usanza ricorrente nel dimostrare di essere maleducati quì, e oltretutto anche un incoraggiamento smodato da parte di chi “educa” a comportarsi in tal modo. LA COSA HA IMPORTANZA ECCOME, DATO CHE è ANZITUTTO UNA VERGOGNA (CHE DOVREBBE ESSERE RICONOSCIUTA DA TUTTI) , e poi, sig. Catte, DATO CHE PER BUONA EDUCAZIONE NON BISOGNA SPUTARE SUL PIATTO DOVE SI MANGIA (dato che noi mangiamo dal turismo) !! Ad ogni modo è indice di buon senso venire alle parole e non disprezzare a priori le persone trattandole a priori come feccia. SALUTI A TE.

    • la “storiellina” rispecchia un comportamento inospitale e di grande maleducazione a prescindere dal fatto che sia stato rivolto ad un turista piuttosto che ad un indigeno …
      L’errore è stato non consentire l’attuazione dei Corsi per OPERATORI DELL’ACCOGLIENZA, (destinati al personale in servizio ed a nuove figure di Hostess di bordo) proposti all’Ing. Boccone dal sottoscritto una ventina d’anni fa … 😦

  5. A me è capitato in Lombardia, su un treno rovente e senza ossigeno l’unico posto libero era occupato da una gabbietta con un gatto, quando ho chiesto al padrone del gatto se potevo sedermi, mi ha risposto che il suo gatto aveva diritto al posto, quando gli ho chiesto se aveva pagato un biglietto anche per lui, ha girato la testa e mi ha ignorato. Alla fermata successiva è salita una signora con la madre anziana, molto anziana, che cortesemente ha chiesto se qualcuno poteva farla sedere perché appena operata. Il signore con il gatto non ha fatto una piega, ha dovuto alzarsi un signore. Uno vero.

  6. Salve, sono palesi i problemi del turismo in Sardegna però sono un po’ stufo di sentire continue accuse e lamentele retoriche e superflue. Quello che è capitato ovviamente è stato un episodio di ignoranza e arroganza dovuto a delle persone stupide che si possono incontrare in qualsiasi treno in tutta Italia e in tutto il mondo. Posso giustamente prendere questo articolo come un istintivo sfogo personale ma nulla di più. Penso non meriti nessuna valenza come giudizio sui Sardi o sul turismo Sardo.

    • La mia non è una lamentela retorica, è una storia accaduta. Se è superflua o meno, sta ad ognuno decidere. Poteva succedere in Alto Adige, e allora avrei scritto Alto Adige. Mi è successo in Sardegna, e allora ho scritto “Sardegna”, nè più nè meno. Scontato che i maleducati siano ovunque, lo darei per assodato. Lo prenda come vuole, questo articolo, ma personalmente è più di uno sfogo personale, visto che mi occupo di turismo per lavoro e sono attenta a tutto il tessuto che rende una destinazione appetibile per i turisti. “Torna da dove sei venuta” non è una frase che un turista ama sentirsi dire, glielo assicuro, soprattutto considerando che il controllore (che in quel momento rappresentava gli organizzatori dell’iniziativa) ha dato man forte alla maleducata del caso.

      • Per quello che può servire … Le chiedo scusa a nome di tutti i sardi bene educati e rispettosi dell’ospite (e sono tantissimi, mi creda !)
        L’errore è stato non consentire l’attuazione dei Corsi per OPERATORI DELL’ACCOGLIENZA, (destinati al personale in servizio ed a nuove figure di Hostess di bordo) proposti all’Ing. Boccone dal sottoscritto una ventina d’anni fa … 😦

  7. Si ma l’articolo è sul turismo, compresi paesaggi, profumi, tradizioni che avresti poututo notare durante il tuo giro sul trenino verde, oppure è sulla maleducata signora? Mi dispiace se è bastato un tale avvenimento per incupire la tua giornata tanto da scriverne un articolo…. la bellezza sta negli occhi di chi guarda diceva qualcuno…

    • L’articolo sulle bellezze dei luoghi lo scriverò su Branditup Travel, il mio blog di viaggi, e consiglierò di fare l’esperienza in macchina, non col Trenino Verde. Ogni argomento ha la sua giusta piazza.

  8. che amarezza.
    Questi episodi mi fannod avvero rabbia. L’ignoranza della gente a volte è disumana. E mi spiace dirlo, ma qui si parla davvero di ignoranza – almeno ai tempi delle clave erano giustificati dalla preistoria!
    Mi è capitata una cosa simile ultimamente.
    Ho condiviso sulla mia pagina Facebook delle foto della Val di Rabbi (Trentino) e mi arriva un commento di una ragazza che vive lì: “Noi non vogliamo nessuno. Questa valle è solo nostra. Andate via!”
    Mi rendo conto che c’è ancora troppa chiusura mentale. Il turismo non viene visto come un’opportunità (soprattutto in termini economici), ma molti si sentono minacciati dai visitatori. Quanto dobbiamo ancora aspettare per fare dei passi avanti?

  9. Da operatrice turistica posso confermare che il problema più grande è l’incapacità dei nostri connazionali di comprendere l’immensa potenzialità del turismo, in termini economici ma soprattutto culturali. Il turista invece che una risorsa viene visto come una scocciatura, un’invasione. Chi lavora con passione può far poco se la mentalità generale non cambia.
    A New York qualche anno fa una signora, vedendomi smarrita, mi aveva proposto il suo aiuto del tutto spontaneamente. Quante volte succede da noi? A me mai.

  10. Gentile Dott.ssa Torresani,

    innanzitutto la ringrazio per l’intervento, esaustivo e, ahinoi, poco incoraggiante.
    Dico ahinoi in quanto Sardo, e orgogliosamente.
    La sua testimonianza denota un sentimento esacerbato nell’animo sardo, che sino a questi giorni si era ripercosso solo nelle relazioni tra conterranei, ma che, forse a causa della crisi, si sta propagando anche verso il “continentale”, tradizionalmente ben accolto. Con ciò, tuttavia, non intendo giustificare la “signora” in questione, ammesso che sia degna di tale titolo.
    In quanto Sardo le porgo le più sentite scuse a nome di tutti i Sardi per l’accaduto, decisamente deplorevole.
    La invito infine, a titolo strettamente personale, a “tornarne dove ne era venuta”, in modo che un più selezionato gruppo di Sardi le possa far sentire il calore una volta riservato agli ospiti.
    Ne approfitto inoltre per prendere le distanze da tutti coloro, Sardi e non, che invitano le persone a loro poco gradite a “tornarsene da dove ne sono venuti”. Fortunatamente si tratta di una minoranza, ma invito tutti coloro che la pensano così a riflettere su quanto detto dalla giornalista, e cioè a quanti nonni, bisnonni, zii hanno dovuto sentirsi dire cose del genere, magari dopo essere scappati all’orrore della guerra.
    La Sardegna è al centro del Mediterraneo, e abbiamo l’onere e l’onore di collegare quattro sponde marittime: ne siamo all’altezza. Per questo dobbiamo accogliere i turisti e gli immigrati, vere risorse per la nostra terra e la nostra gente.

    Grazie per la riflessione, ne faremo (spero gli altri; io di certo) tesoro.

    Buona giornata

  11. Nulla di nuovo, scene di ordinaria cafoneria riscontrabile su treni o autobus italiani, da Trento e Trieste a Palermo e Napoli, per quella che è la mia esperienza in lungo e in largo per l’Italia (e vivendo a Roma avrei da scrivere libri su libri sull’argomento).
    Da questo punto di vista Sardigna EST Italia, con buona pace degli indipendentisti.
    Mi dispiace per quanto successo, spero che questo episodio non pregiudichi ulteriori visite future nella mia regione….lei comunque è stata veramente signorile, perché conosco donne e ragazze che l’avrebbero finita a distribuire ceffoni.
    Anche se, purtroppo, nulla mi leva dalla testa che tutto questo sia successo solo perché, dall’accento presumo, l’hanno subito identificata come “continentale”.
    Se lei fosse stata sarda avrebbero fatto posto al signore con le ernie senza battere ciglio. Sbaglierò, ma la mia sensazione è questa.

    • Io ho pure la erre moscia, quindi è immediatamente riconoscibile la mia provenienza fastidiosamente nordica 😀
      In Sardegna tornerò presto: i miei suoceri vivono lì, così come molti amici 🙂

  12. Io non credo che la corregionalità centri con questa spiacevole esperienza, ma credo invece si tratti di una cricca cioè di persone che si conoscono e si spalleggiano tra loro come te penso che una scena simile sarebbe potuta accadere in qualsiasi regione italiana. Se continueremo a ragionare tutti e con tutti intendo “tutti gli italiani isole comprese” in modo mafioso non cambierà mai nulla, perché come dici tu chi non accetta un suo connazionale figuriamoci uno “straniero.

    • Forse la corregionalità non c’entra, non so, ma è l’impressione che ho avuto. Certo l’attitudine al “ti faccio calmare io” mi ha fuorviato 😀 Forse “cricca” è più consono, effettivamente 🙂

  13. Che tristezza la maleducazione. …e magari fosse arginabile geograficamente. .. avremo evitato di passarci in quei posti. …. Mi rincresce che voi abbiate trovato oltre ad una ben nota disorganizzazione anche la “STRONZA” di turno. ….e quella lì lo è stata senza possibilità di errore. Purtroppo il nostro bel paesaggio non sempre è supportato da strutture o organizzazioni che rendono piacevole e interessante la visita al turista. Spero che per la tue prossime visite qui, verrai a Tempio, ti farò da guida con piacere. Un caro saluto

  14. E ora che hai sparato nel mucchio ti senti meglio? Saluti da un sardo con ascendenze piemontesi che ha imparato bene una cosa: la maleducazione non conosce latitudini e per essere compresa o spiegata non abbisogna di analisi pseudosocio-antropologiche.

  15. Salve. Premetto che parlo da sardo in quanto tale ma anche da buon cosmopolita e che sono dispiaciutissimo per quanto successo. Sarebbe necessario però affrontare o analizzare meglio i motivi di questi episodi a prescindere dal questo singolo caso. Queste cose accadono anche tra sardi solo che tra noi ci mandiamo a quel paese con battutaccia stretta tra i denti e spesso lasciando perdere senza “barrosare” per non rovinarci il momento o perchè proprio non ne vale la pena. Maleducati e insensibili ne è pieno il mondo ma come Lei stessa ha asserito a ragione, purtroppo è ancora forte nella genetica isolana il dolore delle offese di invasoro e dominatori. E questa è storia. Nell’ambito turistico purtroppo sopportiamo le violenze e le offese di certi continentali. Siano essi italiani siano essi tedeschi o di altra nazionalità. E lo dico con cognizione di causa visto che affitto camere e appartamenti al mare trovandomi quindi in un contesto residenziale turistico. Per fortuna sono in larghissima minoranza e pur avendo solenne pazienza, mi è capitato di doverli mandare via restituendo i soldi per il quieto vivere della comunità. Allo stesso modo, succede che in periodi caldi come ad esempio Ferragosto, scendono al mare tantissimi sardi dell’entroterra. Anche quì abbiamo a che fare gente maleducatissima che ne combina di tutti i colori in barba alla corregionalità e alle più elementari regole di convivenza. Quindi non è un fatto di sardità o di mala organizzazione. E’ semplicemente che Lei ha avuto la sfortuna di imbattersi in una persona o una famiglia poco generosa e forse poco abituata a mettere il naso fuori di casa. Ci metterei quasi la mano sul fuoco che possa essere comunque gente della Sardegna interna rinomata per gentilezza e cortesia piuttosto semmai di gente di città in gita e stressata o nella peggiore delle ipotesi non abituati a stare con la gente comportandosi come se fosse nel condominio metropolitano che sappiamo bene a volte con chi si ha a che fare. E si fà purtroppo buon viso a cattivo gioco pur di stare in pace. Signora ribadisco che mi dispiace tantissimo quanto Le è successo ma credo siano molto più gravi i fatti di razzismo che ancora ad oggi sopportiamo quando viaggiamo in continente e di cui nessuno parla. Io stesso sono stato vittima di un razzismo inaudito da parte di un capotreno Roma-Civitavecchia che inventandosi cose assurde mi accompagnò addirittura alla polizia portuale asserendo che lo avessi offeso. Fortuna che i poliziotti, tra cui un sardo, mi tennero vicino a loro in attesa che questo imbecille se ne andasse via. Ci mettemmo a parlare e mi dissero che conoscevano il soggetto e che ormai era diventato anacronistico e che non gli credeva più nessuno. E per tutta risposta mi invitarono una bella fresca Ichnusa al bar in attesa dell’imbarco con destinazione verso la mia amata terra. Signora i cretini ci sono dappertutto. La prossima volta che viene in Sardegna venga col suo compagno da me. Siete miei ospiti e sarò lieto di guidarvi in posti meravigliosi come il Sinis e il Montiferru tra una vernaccina, della bottarga e dell’ottimo muggine al barbecue. L’aspetto. Cordiali saluti.

    • Il mio post aveva lo scopo di portarci tutti a fare una riflessione, non solo sul turismo ma anche sulla convivenza civile. Ho parlato della Sardegna perchè questo episodio lì mi è capitato, ma fosse successo a Torino sarebbe stata la stessa cosa, proprio perchè i cafoni non hanno domicilio nè nazionalità. In Sardegna ci tornerò presto: i miei suoceri vivono lì, la mia casa editrice è lì, molti amici sono lì 🙂

      • Gent.ma Sig.ra Torresani ribadisco che mi dispiace l’accaduto così come però il fatto che di come siamo trattati noi da certi continentali sia quì in Sardegna che in continente e di cui nessuno ne parla. A mio avviso non era il caso di scatenare questa discussione. Sono fatti personali e ormai anacronistici. Infatti se Lei nota il filo conduttore dei commenti tra quì e laddove su facebook ho saputo della cosa è un implicito invito a non usare questi argomenti per sottolineare la cafonaggine di certe persone. Il suo articolo in quanto tale e per mero sfogo di una sua disavventura personale non deve innescare e risvegliare vecchie diatribe tra indigeni e forestieri degne di romanzi d’altra epoca. Per favore finiamola di usare peculiarità professionali a mezzo stampa per sfoghi personali. Abbiamo problemi ben più gravi da affrontare. Lei stà rischiando seriamente di aprire un dibattito dai profili feroci perchè la rabbia dentro i sardi c’è ed è giustificata ma che noi stessi abbiamo declinato con silenzio e pazienza nonostante gli infami imprenditori che della Sardegna hanno fatto carne da macello prendendosi i soldi dei contributi europei per le imprese e fuggendo come banditi col malloppo in mano protetti dallo Stato e dalla classe politica nazionale di tutti i partiti. E adesso mi sfogo io: mi fà girare i miei preziosi gioielli di famiglia quando vedo il popolo sardo vivere di stenti e vedere che i vostri bei imprenditori milanesi e romani godersi 3 mesi di vacanza in Costa Smeralda coi soldi rubati quì in Sardegna e sicuramente anche da altre parti. Perchè nel giornalismo nazionale non si parla mai di queste cose (impari dal grande Indro Montanelli) e basta un suo personale momento di disappunto per pubblicare un articolo del genere senza essere in grado di cosa lo stesso potrebbe produrre in seno alla sarda opinione pubblica. lei fà reportage turistici o naturalistici? Bene! Si attenga alla linea e non entri in altre questioni molto più delicate. Ha mai provato a fare un reportage nelle oasi dei poligoni militari sardi? Natura e bombe, aerei e navi che si bombardano, artiglieri e carrarmati che si sparano. Il tutto a poche centinaia di metri da spiagge piene di turisti “come lei”. Perchè non si lamenta nei suoi reportage dell’arroganza dello stato italiota che tratta sardi e turisti in questa maniera? E a tanti continentali che ci prendono per pastori (e ne sono fiero) voreei dire: perchè non vi prendete a Milano e a Roma questi poligoni e la marmaglia militare che tanto offende la nostra isola? Signora Torresani se le capita una piccola disavventura come purtroppo le è successa ci passi sopra e abbia pazienza senza però coinvolgere la stampa col rischio che troppa gente potrebbe interpretare un amaro sfogo di una cosa che sarebbe potuta succedere a chiunque, me compreso, come già Le ho già detto. Ribadisco l’invito nell’ospitarLa per farle vedere e capire altre cose della Sardegna più importanti e grazie alle quali poter riempire più saggiamente il contenuto dei suoi reportage sardi. Cordiali saluti.

      • Potessi risolvere tutti i problemi di cui lei parla, lo farei in un batter d’occhio. L’articolo scritto sul mio blog personale (e sicuramente non diffuso da me “a mezzo stampa”) aveva lo scopo di stimolare una riflessione comune su organizzazione, ospitalità, atteggiamento di noi italiani nei confronti dei turisti: e, come ben ribadisco nell’ultima parte del pezzo, che l’evento sia accaduto in Sardegna, in Liguria o in Lombardia, poco importa. Certi episodi non si dovrebbero verificare. Tutta la catena di reazioni, risentimenti, offese, che ne è conseguita probabilmente denota un nervo scoperto che trascende sia le mie intenzioni che le mie possibilità di supporto o risposta. Sicuramente la Sardegna ha un forte irrisolto che ribolle sotto la superficie, ma di cui io – personalmente – non posso farmi carico.
        Se lei fosse venuto in vacanza a Milano e avesse incontrato tre cafoni, io le avrei detto: “Ha incontrato tre cafoni. E’ stato fortunato, avrebbe potuto incontrane di più” senza sentirmi minimamente offesa a livello personale per il semplice fatto di risiedere nella stessa regione di certe persone (reazione piuttosto ingiustificata, ingiustificabile e irrazionale: non si è cafoni per vivere attigui a dei cafoni). Buona giornata.

    • Maurizio … hai solo omesso di indicare alla giornalista il tuo recapito affinché possa eventualmente accettare il tuo cortese invito … ma si sa, noi sardi, indipendentemente dalla TRIBU’ geografica di appartenenza, siamo innocentemente molto “sbadati” !

      • Hai ragione Nuccio. Ecco quì come raggiungermi: Basta chiedere di Maurizio noto “Su Sindicu” in qualsiasi chiosco bar tra S.Giovanni di Sinis e Funtana Meiga e il gioco è fatto. Sono tutti autorizzati a dare il mio numero di telefono personale ai turisti. Perdonami se non metto il civico ma sai non vorrei che mi arrivassero Fred e Wilma direttamente a casa. Sanno tutti dove vivo.

      • Chissà se prima o poi riuscirò a capire il motivo per il quale alcune persone che non c’entrano nulla si sentono coinvolte nel trogloditismo di altre. Siete quei tre che ho incontrato sul treno e che si sono comportati in modo tribale? No. Quindi perchè? Esiste un motivo ragionevole per sentirvi tirati in causa?

  16. I cafoni ci sono in tutte le latitudini del Mondo… e di questi tempi la maleducazione sta affiorando in maniera pericolosa. Per quanto riguarda i sevizi del Trenino Verde concordo con quanto dici: la situazione è desolante… Se non si metterà mano in maniera decisa questo Treno finirà di esistere!

  17. Cara Elena, mi spiace che dei miei conterranei si siano comportati da incivili e maleducati, te ne chiedo scusa, ma personalmente son dispiaciuta che tu abbia scelto di pubblicare la foto della mia città per lamentarti di un brutto episodio, leggendo il titolo parrebbe che quel brutto episodio sia successo nella mia Castelsardo. Un sincero saluto.

  18. Da Sarda sono rammaricata per l’ignoranza e cattiveria di questi “signori”. Sono altrettanto rammaricata dal fatto che Lei ne fa di tutta l’erba un fascio. Sicuramente il 99% dei sardi vanta ospitalità e buona educazione e ben altro, una cosa che si chiama buon senso. Purtroppo non ho piacere nel rileggere il suo trafiletto in quanto a mio avviso scritto con un pessimo tono, non per fare informazione ma per buttare fango addosso a tutta la mia regione. Sono felice se il suo articolo non verrà più scritto, obiettivamente se trasmette così profondamente il suo stato d’animo e non rimane imparziale be…. Ha sbagliato mestiere per me! In ogni caso sarà sempre la benvenuta!

    • Io non ho fatto di tutta un’erba un fascio, mi spiace. Ho raccontato i fatti accaduti a causa della maleducazione di tre sardi. TRE. Da nessuna parte e in nessuna riga si accusa di maleducazione tutti i sardi, nè si tira in ballo una regione intera. Ho scritto moltissimi articoli positivi sulla Sardegna, e ne trova traccia su questo e su molti altri blog. Mi spiace, ma io sono responsabile SOLO di quello che scrivo, non di quello che NON scrivo.

  19. Con tutto il rispetto per la blogger mi sembra che sia rimasta a bocca asciutta di argomenti qui in Sardegna. Quanto raccontato, più che credibile, non ha nulla a che fare con la sottile linea che cerca di imprimere all’articolo: il voler, a tutti i costi, contestualizzare l’accaduto.
    In due anni di vita a Milano, giusto per “girare” geograficamente l’esempio, ho visto storie di questo tipo un giorno si ed uno no in metropolitana, sul tram, in strada. Non ho mai pensato che queste dipendessero dal posto in cui mi trovassi né che fossero drammi da scrivere immediatamente nel mio blog bensì l’effetto della generica maleducazione dell’essere umano, che non ha latitudini né limiti.
    Non sono il classico personaggio che difende a spada tratta la propria “appartenenza” ad un luogo però mi infastidisce parecchio quando per forza si cerca si fare notizia con una banale storia “da tutti i giorni”, spacciandola con i cliché o, per meglio dire, tag di fine estate.
    Non sono un giornalista e non so proprio scrivere però mi sembra un po’ debole che il titolo di un articolo sia frutto di un semplice sentito dire arrivato alle orecchie della povera blogger. Miracoli del marketing.

    • Questa “povera” blogger ha milioni di argomenti sulla Sardegna: passati, presenti e futuri. Una breve letta di questo blog al tag #Sardegna le farà magicamente apparire molti articoli in cui si decantano le meraviglie dell’isola.
      Se gli eventi fossero accaduti a Brescia, o a Torino, o a Pordenone, avrei scritto Brescia, Torino e Pordenone. I maleducati sono ovunque, ma il fatto che episodi così succedano ogni giorno (a me, per fortuna, no) non significa che sia il caso di tacerne. Per quanto mi riguarda, è la prima volta che mi capita di sentirmi dire: “Tornatene a casa tua” o “Ci pensio io a darti una calmata”. Non è stato piacevole sentirselo dire in Sardegna, non sarebbe stato piacevole sentirselo dire nemmeno a Londra. Ho raccontato le cose come sono accadute, dove sono accadute. Che piaccia o no.

      • Infatti io parlo della inutilità dell’argomento a prescindere dalla collocazione geografica dell’accaduto. Non mi fraintenda. Io critico l’aver parlato della storia, che è una storia noiosa e tirata al limite di dover aggiungere diverse supposizioni e un sentito dire (che disegna poi un titolo). Non sto difendendo la Sardegna ma solo una inutilità della contestualizzazione che, invece, tenta di diventare la questione fondamentale.
        Non mi dica che non sa cosa intendo, e non mi dica che se non mi piace l’argomento non devo leggerlo perché sa meglio di me che i blogger vogliono essere letti e, basta che se ne parli, discussi. Dunque, gentile blogger, questa volta mi ha fregato…sono cascato nella frenesia di un titolo che, come spesso accade, fa pensare ad una storia interessante mentre invece, a lettura finire, rimane quel non so che di…coito interrotto.

      • Gentilissima Elena, sono dispiaciuto e amareggiato per quanto accaduto. Non è semplice contrastare l’ignoranza, c’è dappertutto e a volte si rischia, proprio per questo, di alimentare inutili e infinite ritorsioni culturali a sfavore della gente abituata ad ospitare, come lo sono i sardi, e se è come dice lei, che li conosce, non avrei dato molto peso a tutta questa vicenda perché, appunto, conosce come sono realmente!;) Comunque, se ci fossi stato io sul treno…e se è andata come dice lei…mi sarei scontrato io con il signore! E non sono milanese! Ci siamo capiti…. ….venga in Ogliastra la prossima volta! 😀

  20. Mi spiace molto , mi creda , che questo sia successo nella mia terra . La maleducazione è diffusa purtroppo qui come ovunque ma se fossi stata li sarei intervenuta . Perché ci sono molti sardi , ed una di quelli e quelle sono io , che non direbbero mai ad un una turista ” tornatene da dove sei venuta ” e non per un discorso di mero interesse economico , semplicemente perché le barriere sono posticce e il mondo è mio come suo . Per me e per tanti come me il fatto che una persona scelga quest’isola come destinazione del proprio tempo libero è un onore , una gratificazione , perché anche noi questa terra aspra ma generosa la amiamo . È meraviglioso che altri che non sono nati qui desiderino percorrere i sentieri , bagnarsi nelle acque , assaggiare le antiche ricette di questa terra . Ci fa fratelli avvicinarci , condividere tempo ed ed esperienze . Io amo il
    Mondo , e con esso le persone che lo popolano , che siano le benvenute , purché abbiano rispetto , quello che è mancato nei suoi confronti , mi spiace .

  21. una banale scaramuccia enfatizzata a dovere da una viaggiatrice che manca di senso critico , magari ha letto di sfuggita Lawrence ma e ben lontana dal possedere l ironia e l arguzia neccessari per fare la reporter…la prima cosa che salta all’occhio e la parola tribù che tradisce il paternalismo noioso e scontato che anima la bonta dei continentali che nn hanno i requisiti culturali per poterci amare…..inseguono paradigmi e stereotipi da agenzia di viaggio che spesso certi operatori dozzinali regolarmente propongono a vantaqgio del turismo spettacolo che ufficialmente è il peggior nemico dalla nostra cultura e penso del turismo in generale.. So quello che dico ne sono certo.. Gentile signora se lei veramente conoscesse la Sardegna ed i Sardi avrebbe rinunciato ad indignarsi per una fesseria fatta da una maleducata che magari vive in continente come lei …comunque cun amistade a largos annos un atera …se capitasse in Barbagia ci cerchi sarà nostra ospite ..

    • Ci sono stata in Barbagiia. Sono stata a Gavoi, Lodine, Mamoiada, Orgosolo, Bitti. Ho girato musei, laboratori artigiani, case barbaricine. Sono stata al Palio di Sa Itria, nella bellissima chiesa di San Damiano e Cosimo e in molti altri luoghi. Ne ho scritto quattro articoli entusiasti, ma probabilmente – come dice lei – perchè non ho gli strumenti culturali per capire la Sardegna. Noi, operatori dozzinali senza ironia nè arguzia, effettivamente abbiamo modo di capire un po’ di più la Sardegna leggendo i commenti e le reazioni a questo post. Una lezione impagabile, che sicuramente mi servirà moltissimo la prossima volta che scriverò della vostra isola.

      • non si può ambire a capire una terra facendo lo spettatore, avresti dovuto parlare di una signora maleducata e aggressiva in generale non di una donna sarda capo tribù…tutto qui , invece con il tuo metodo di comunicazione hai fatalmente tradito tutto il tuo paternalismo che è una forma di amore orribile ..forse la peggiore …difficile da capire dai destinatari che spesso la scambiano per stima ..e molto sottile la sfumatura …non so quanti anni hai magari sei giovane troppo giovane o magari fai finta di esserlo ti consiglio di leggere george la passade o placido cherchi , e lasciare sullo scaffale i reportages dei giornalisti non c’ azzeccano mai… fidati comunque hai tutta la mia stima e ripeto la porta è aperta ..usala siamo qui

      • Eh no, troppo comoda. La donna era sarda, era “a casa propria” – come ha voluto sottolineare – e mi ha detto che io da casa sua me ne dovevo andare. Troppo comoda deresponsabilizzare. Fosse stata piemontese, avrei detto piemontese, senza nessun problema. E da capo tribù non si è comportata lei, ma suo marito che, con il controllore, ha usato l’atteggiamento del “la faccio calmare io”: inacettabile. Non sono giovane, ho viaggiato parecchio, e alcune risposte a questo articolo mi ribadiscono una volta di più che è sempre più comodo e facile arroccarsi sulla difensiva e accusare chi parla piuttosto che darsi da fare perchè certe cose non succedano. Il mio modo per stimolare un dibattito è stato scriverne, e ho ribadito che a me è successo in Sardegna (e me ne dispiace parecchio) ma poteva succedermi in Veneto, in Puglia o in Calabria. Finchè l’atteggiamento sarà questo, non andremo da nessuna parte (e infatti, noi italiani, non stiamo andando da nessuna parte). Perdere tempo ad attaccare chi racconta i fatti piuttosto che prendersi in carico il dibattito che si dovrebbe fare in generale sull’accoglienza, è davvero un atteggiamento povero.

  22. Mi dispiace tanto per quanto è successo, molti sardi si sentono quasi sottomessi da chi non è di questa regione, ma in realtà si tratta soltanto dell’idea secondo cui “i turisti si sentono superiori”, idea dalla quale mi dissocio categoricamente. Vivo in un paese di turismo sulla costa e purtroppo qui capita il contrario, ovvero sono alcuni turisti a non portare rispetto per il luogo dove puntualmente alloggiano. So che questo non è il tuo caso, io mi sarei comportata esattamente come te, e al posto di quella signora avrei ceduto il posto senza che nemmeno me lo si chiedesse, sarà che sono giovane e piuttosto rispettosa.

  23. La Sardegna turistica non è certo questa, ed i maleducati esisteranno sempre e purtroppo ovunque si insinuano.
    Piuttosto, la Sardegna Turistica per noi guide turistiche è ben altra realtà, fatta di luoghi da visitare in sintonia con la natura, l’ambiente, il passato suggestivo di questa terra che ha tanti da raccontare anche in termini di ospitalità.
    Nel nostro sito web troverete ad esempio validi spunti di riflessione, valide possibilità di star un compagnia con persone che amano scoprire la storia ed i territori regionali con grande spirito di collaborazione, di partecipazione, crescita e divertimento. Senza maleducati che dicono agli amici “vattene, da dove sei tornato”.
    😉

  24. hai voluto dare un tono denigratorio “razzista” a un articolo che nulla a che fare con i sardi in se, sei semplicemente capitata con una maleducata.
    Dal cappello del tuo articolo si capisce subito dove vuoi andare a parare ” una signora sarda”, la signora non era bionda o bruna, alta o bassa, denti storti o con gli occhiali, era SARDA, forse scritto in fronte? potevi specificare che lo hai intuito dopo dal leggero accento che era isolana ma tra tutti gli aggettivi che potevi scegliere per descrivere una CAFONA MALEDUCATA hai scelto in maniera deliberatamente offensiva, SARDA ( dai potevi dirlo no?sardignola, piace a voi lombardi), a parte la descrizione della riprovevole discussione avuta in treno, la chiusa é patetica, la cito virgolettata perché vorrei che ti rendessi conto della enorme stupidaggine che hai appena detto
    ” Il mio pensiero va a tutti coloro che “tornatene da dove sei venuto” se lo sono sentiti dire una, due, tre, mille volte, o che tutti i giorni se lo sentono addosso. ” e secondo te sono più i turisti Milanesi in Sardegna a esserselo sentito dire o i Sardi emigrati a Milano? secondo te i tuoi corregionari lumbard trattano meglio i terroni? non 40 anni fa! oggi!
    questo articolo é patetico, bisogna pur scrivere qualcosa di “forte” per 10 like, c’é chi la butta sul sesso, chi sul razzismo, pedofilia etc etc etc

    • Ho specificato “sarda” perchè altrimenti non avrebbe avuto senso tutto quello che lei mi ha detto a seguire, cioè “tornatene a casa tua”, in quanto lei, sentendosi a casa “sua”, si è sentita in diritto di invitarmi ad andarmene. Capisco benissimo che sia comodo strumentalizzare, che sia più facile dare della razzista che fare autocritica. Fosse successo a Torino, avrei detto “piemontese”: chissà se qualcuno mi avrebbe tacciato, allo stesso modo, di razzismo. Se avessi speso i due minuti per scrivere questo commento a leggere altri articoli scritti in questo blog, avresti risparmiato sciocchezze. Alcuni lombardi trattano male i “terroni” in quanto “terroni”. Sbagliano? Certo. E io certo non li difendo, nè vado a trovare attenuanti, scuse o altro. Non mi sento coinvolta nè offesa in prima persona: il fatto di vivere nella stessa regione con gente maleducata non fa di me una persona maleducata. Allo stesso modo, mi riesce impossibile capire perchè raccontare di tre sardi maleducati scateni in molti sardi un’indignazione personale come se avessi offeso la loro madre. Io ho parlato di tre sardi maleducati, tre. Mi spiace per tutti gli altri che, senza motivo, si sono sentiti offesi, ma non posso rispondere di questo perchè trascende ogni valutazione ragionevole.

  25. Ciao Elena. Ho letto il tuo racconto seguendo il link sulla bacheca di un’amica (la quale vedo, ti ha anche scritto). Ho sentito la necessità di cercare il tuo blog e lasciare questo messaggio, preceduto da tanti sardi che, evidentemente, anche se con spirito e toni diversi (alcuni li ho trovati inutilmente polemici, opinione personale), hanno sentito la stessa necessità. Non penso di aggiungere nulla di particolarmente nuovo unendomi a coloro che ti hanno mostrato la loro solidarietà per il triste episodio di ordinaria maleducazione senza spazio e senza tempo di cui sei stata vittima con i tuoi compagni di viaggio. Penso che molti di noi avrebbero avuto il piacere di essere sul treno in quel momento, intanto per offrire un’alternativa alla persona che soffre di ernia del disco e poi naturalmente per far notare la totale inadeguatezza e scortesia della signora (che non mi spiacerebbe affatto decidesse di emigrare in un posto lontano con un biglietto di sola andata, magari coll’amorevole marito e il gruppo di accoliti, al posto dei cervelli in fuga), anche se temo sia lontana dal possedere la cultura e la sensibilità necessarie per comprendere la grettezza del suo gesto. Dare diffusione della notizia è comunque qualcosa che può essere utile se non altro per far capire alla signora, al suo gruppo di amici solidali, agli eventuali forestieri che sono stati accolti nella nostra terra o che vorrebbero visitarla, che la sardegna è piena di persone cortesi e ospitali, affinché non si lascino scoraggiare da questi episodi sgradevoli ma tutto sommato piccoli, se comparati alla bellezza dei luoghi e all’animo della maggioranza che li popolano. Un cordiale saluto e un invito a tornare a trovarci presto.

    • Grazie Luca, di cuore. Episodi come quello che è capitato a me in Sardegna capitano probabilmente ovunque ogni giorno nel mondo, ma penso sia comunque il caso di parlarne per non lasciarli passare inosservati: capitino essi a Sassari, a Milano o a Torino. Mi spiace per tutti quei sardi che l’hanno presa sul personale, perchè non ne hanno davvero motivo e il senso del mio post era quello di metterci tutti una mano sulla coscienza per fare in modo che nessuno dica mai più una frase del genere, quantomeno nel nostro paese, che è il paese di cui possiamo farci carico. So che esporsi, denunciare, parlare, significa prima di tutto esporsi in prima persona e diventare bersaglio di chi non ha voglia di affrontare il vero problema, ma mi piacerebbe che in qualche modo si capisse che i primi a fare il successo turistico di un luogo sono cittadini e operatori, in Valle d’Aosta come in Calabria. Grazie ancora.

  26. Cara Sig. Elena, non credo sia il caso di generalizzare. Vi sono casi e casi, il suo mi sembra uno di quelli che capitano ovunque, per strada, nei locali pubblici, sui tram e sugli aerei. Dar l’idea che i sardi siano persone fermi al medioevo mi sembra alquanto offensivo verso gli stessi sardi. La sua è una storiella. Simile a quella del ‘padano’ che dice ai terroni di tornare al sud. Se lei difende chi si è sentito dire ‘tornatene da dove sei venuta’, io difendo anche la dignità di una terra e di persone che ancora riveriscono lo ‘straniero’ che li sfrutta, che in nome del ‘noi vi portiamo i soldi’ pensano di poter fare ciò che vogliono senza rispettare la natura, la cultura locale e le persone quando gli fanno notare che non forse sarebbe il caso portare riguardo per una terra ospitale come la Sardegna.

    • Io non ho generalizzato. Ho parlato di tre sardi maleducati: marito, moglie e controllore. Sono tre. In nessuna parte di questo articolo c’è una generalizzazione rivolta a tutti i sardi. Lei sta generalizzando, io non l’ho fatto.

  27. In Belgio in un paesino turistico nelle Ardenne a me e mio marito, due ragazzetti, che passavano il tempo a tirare sassi con la fionda alle canoe piene di ragazzini sul fiume, hanno detto “Italiani, africani!”. Per di più io ero un pochino stanca e lui mi stava tenendo la borsa perché pesava e la cosa mi sa che non andava bene perché hanno anche aggiunto un’altra parolina a Italiani-Africani che per fortuna Luca, che non parla francese, non ha capito. Sulla via c’eravamo solo noi e loro, anche se non gli abbiamo detto niente per quello che stavano facendo evidentemente si sono sentiti disturbati da noi, da qui l’offesa. Ora la cosa è andata molto più semplicemente che a te, ci siamo giusti guardati tra lo stupito e lo schifato e ce ne siamo andati per la nostra strada, inutile perdere tempo con certa gente.
    La signora del treno (marito e controllore compresi) ha di certo gli stessi problemi di quei due ragazzini, persone represse che se possono arrogarsi qualche diritto sugli altri si sentono meno “moschine”. E le mosche sappiam tutti dove passano la vita.
    Trovo sia giusto denunciare certi comportamenti.
    Le persone cafone non sono cafone in quanto Belgi, Sardi o Lombardi, sono cafone in quanto moschine.
    Trovo normale che molti si siano mostrati solidali con te, anche puntualizzando che la signora del treno è anormale in quanto anormale e non in quanto sarda.
    Quello che non ho capito dai commenti è perché usare il termine “continentali”.
    Mi sa che usiamo troppe etichette.

    • Infatti la mia riflessione è stata: se tra italiani ci diciamo “tornatene a casa tua”, come possiamo biasimare gli stranieri che ci trattano male? I lombardi sono i primi ad avere questo atteggiamento, ma mi rendo conto che accade anche in altre regioni. Che ognuno sia di esempio a casa propria e nella propria vita, e che si parli di queste cose quando succedono. Il fatto che succedano spesso non significa che abbiano meno valore, anzi.

  28. “C’entra poco il fatto che i sardi abbiano una triste storia di dominazione da parte di chi arriva da fuori, perché questa reazione ce l’hanno anche persone senza un retaggio storico così pesante da dover smaltire.” C’è una notevole presunzione storica (storia che dimostra di non conoscere, signora, dal momento che abbiamo anche avuto un periodo giudicale in cui abbiamo spezzato per un attimo il retaggio, sa?), nonchè antropologica (ha mai sentito parlare di niceforo e di lombroso e i loro studi sulle correlazioni tra aspetto fisico e tensione a delinquere dei sardi?), quando dà per assodato il sentirsi dominati da chi viene da fuori (anche da lei quindi?). Se la vicenda fosse accaduta sulla Centovallina probabilmente non le avrebbe dedicato una riga

      • Io non ho generalizzato. Ho parlato di tre sardi maleducati: marito, moglie e controllore. Sono tre. In nessuna parte di questo articolo c’è una generalizzazione sulla maleducazione del popolo sardo globalmente inteso. La parte in cui mi chiedo se è stata la dominazione straniera ad agire da concausa a ciò che mi è capitato, è seguita immediatamente dalla considerazione che no, non può essere quello il motivo, perchè è un atteggiamento che si riscontra anche in luoghi e in persone che non hanno avuto quella storia nè quelle esperienze. Ma è inutile che ripeta quanto già scritto nell’articolo e infinite volte nei commenti. Chi ha voglia di capire, legge in buona fede. Chi non ha voglia di capire, non capirà.

      • Le sue spiegazioni sono ridicole, quanto questo continuo prostrarsi dei sardi che chiedono scusa a lei per la stupidità di tre persone. Nel frattempo è riuscita a crearsi un buon ranking dai visitatori sul suo blog, è un’ottima venditrice.

  29. Sono schifato. Da sardo ti chiedo scusa e ti invito a passare le prossime vacanze nella mia zona (Iglesias). Contattami pure, ti suggerirò dei posti e degli eventi da vedere e, anzi, accompagnerò te e i tuoi compagni di viaggio alla scoperta della città e di ciò che offre la zona.
    antolocci.80(at)gmail(dot)com
    https://www.facebook.com/antonio.locci

  30. in tutto ciò sorge spontanea una domanda: ma negli altri vagoni, i posti c’erano?
    perchè se c’erano il suo accanimento risulta francamente fuori luogo.
    capisco se mi dicesse che si è trovata costretta a viaggiare in piedi, ma non mi pare questo il caso, lo avrebbe sottolineato nel suo articolo.
    dunque, pare effettivamente che fosse lei la persona che turbava l’ordine delle cose, giacchè buonsenso vuole che, se ci sono due comitive in treno, e posti per tutti, esse si dispongano in modo da stare assieme. non c’è niente di tribale, in questo.
    in questo senso la posizione del controllore pare più che lecita e razionale, sarebbe assurda se egli le avesse imposto di restare in piedi.
    capisco che lei volesse il posto “con più spazio per le gambe” per sè, ma insomma, non essendoci prenotazione, nè prima o seconda classe, sui treni sardi (e giustamente, visto la qualità dei suddetti), ci si accontenta del posto che si trova.
    l’usanza di occupare i posti potrà sembrare strana, ma, finchè ci sono altri posti, è legittimata da ragioni sociali. diventa cafonaggine nel momento in cui impone a qualcuno di restare in piedi, non di cambiare vagone. d’altronde, dubito che il controllore, in quel caso, avrebbe preso le parti della famiglia che occupava i posti.
    la sua lamentela, francamente già sporcata da un titolo fuori luogo, pare piuttosto inefficace anche entrando nel merito della questione.
    d’altronde anche la sua reazione, da quel che scrive, non pare essere stata particolarmente diplomatica.
    a me pare che lei stia utilizzando il mezzo della scrittura sul blog per vendicarsi di una situazione in cui, in realtà, non si è comportata nemmeno lei nel migliore dei modi.

    • Ancora una volta, l’ennesima, ribadisco che bisogna leggere bene prima di commentare a caso. Io non ho chiesto un posto per me, ho chiesto un posto per un anziano con problemi di mobilità. Non ho chiesto un posto a caso: ho chiesto l’unico sedile che aveva davanti spazio per stendere le gambe, l’unico sul treno. Per il resto, può pensare ciò che vuole. L’articolo nasce con la volontà di creare un dibattito sull’accoglienza, in molti la stanno trasformando in un’inquisizione alla sottoscritta. Fate ciò che vi pare: puntare il dito su chi denuncia anzichè su chi si è comportato male è un atteggiamento da due soldi, e non mi riguarda.

  31. Da Sarda , sono molto spiacente della sua brutta esperienza , quando sento raccontare di questi spiacevoli episodi da un turista che viene in Sardegna mi sento sprofondare per la figuraccia . Ma mi chiedo perché fare questi accostamenti generalizzati con clave e uomini preistorici denigranti ,per un singolo episodio di maleducazione ….. se i Sardi dovessero lamentarsi per tutta la maleducazione e inciviltà dei turisti Italiani che insultano , sporcano le spiagge e non sanno neanche stare civilmente in una spiaggia libera dove andremo a finire ?
    Porgo ancora le mie scuse augurandole esperienze più piacevoli in Sardegna .

    • Sara, come già ribadito in molti commenti qui sopra, io non ho fatto accostamenti generalizzati: sono considerazioni sui tre sardi di cui sto parlando. Non su tutti i sardi. E questa è l’ultima volta che lo scrivo e lo ribadisco. Torno a lavorare 🙂

  32. Cara Elena, sono Cagliaritano e per questioni di lavoro di mio padre negli anni ’80 ci siamo trasferiti nelle Marche, la mia regione adottiva. All’epoca avevo 11 anni e pur avendo avuto la fortuna di una dizione corretta, ovviamente, si sentiva che ero sardo. Una delle prime frasi che mi ferì molto poco dopo il mio arrivo nella nuova regione fu proprio “tornatene da dove sei venuto”. Mi ferì veramente molto, probabilmente più di quanto ha ferito te per due motivi, il primo è che ero poco più che bambino e il secondo è che non potevo tornare da dove ero venuto… Altre volte mi è stato dato del “Pecoraro” ecc. Mi è stato chiesto se nella mia città c’erano le strade o l’energia elettrica… Per questo mi sento di dirti che l’ignoranza non ha bandiera, non ha regione né patria, è solo becera ignoranza e fine cafonaggine. Nel contempo mi sento di chiederti sinceramente scusa a nome del mio popolo, non siamo tutti così, siamo anche consci che ancora una grossa fetta di minus habens è a piede libero nella nostra bella regione. Non creda che centri il fatto che Lei è di “fuori”, sono cafoni anche con noi, nella stessa identica misura.

  33. “Milano, Giugno 2002
    Il mio viaggio alla scoperta della penisola Italiana continua.
    Dopo 3 mesi in Toscana, approdo a Milano. Il mio provino come cantante si è trasformato in un contratto discografico. Inizia l’avventura! Si, certo, è una metropoli. Ma dopo New York e Miami…che sarà mai!
    Sono sola in questa città ma sono certa che mi ambienterò quanto prima. Devo trovare casa ma non è semplice. Mi parlano tutti di “appartamenti condivisi”. Ci provo e vado a stare da una nota professionista milanese che mi affitta una camera all’interno del suo grande loft. Camera…oddio…ex sgabuzzino all’ingresso di casa.
    Beh dai…non ci lamentiamo. Dovrò pur iniziare da qualche parte. La padrona di casa è talmente accogliente ed ospitale che mi consegna la camera con buste di spazzatura – piene – annesse. Immagino siano cimeli della precedente coinquilina. L’ultima volta che il pavimento del bagno ha visto uno straccio, portava il decreto regio di Mussolini. Il rubinetto eroga acqua solo dopo avergli elencato tutti i santi del calendario. E mentre la porta è sprovvista di chiave, la privacy è una parola sprovvista di significato per la cara padrona di casa. La quale però, organizza festini/rave sino alle sei del mattino. Ed entra nella mia camera quando io non ci sono per appropriarsi di ciò che ritiene gli possa essere utile. Ma vabbè, forse sono un po’ troppo pignola. Magari da queste parti si usa così. Nel dubbio, provo a cercare un’altra casa. Da sola però. Stop alle condivisioni. E così ne trovo una. Zona periferica. Niente di che ma perlomeno ci vivrò da sola. Inizia la routine quotidiana. E vengo così a conoscenza degli usi e costumi degli utenti dei mezzi pubblici. Andare in autostrada di notte, a fari spenti e in contromano, è meno rischioso che entrare in metropolitana all’alba. Nella migliore delle ipotesi te la cavi con una gomitata nel costato. Nella peggiore ti ritrovi senza borsa ed insultata perché nel provare ad aggrapparti al maniglione, hai inavvertitamente urtato un signore. Ti guardano tutti con la stessa gioia nel cuore di un condannato all’impiccagione. In sostanza, se sei depresso o triste per qualcosa, l’atmosfera “metropolitana colma di gente” rischia di farti desiderare l’acquisto di due metri di corda. Mentre sei incastrato come una pedina di tetris, supplichi il Signore Santo di fulminarti con un raffreddore istantaneo; devi chiudere a tutti i costi le vie respiratorie superiori per non rischiare la morte da asfissia . Il tanfo è un misto tra “nonhoideadicosasiaunasaponetta” e “chicazzomelofafaredilavarelacamiciacheindossodaduemesinonstop”. Prega di non sentirti male e di avere necessità di sederti. Dopo aver assistito ad anziani, donne incinta e persone con difficoltà motorie in piedi, senza che nessuno facesse nemmeno il gesto di cedere loro il posto, ho capito che non avrei mai provato l’ebrezza di una seduta in metropolitana.
    Un bel giorno, dopo aver superato quasi indenne la prova quotidiana metro, esco finalmente all’aria aperta. Riflettevo su quanto fosse forte la motivazione che mi portava a restare in quella città. Condizioni climatiche che avrebbe fatto piangere anche una iena ridens. Un calore umano proporzionale alla gente sorridente della metro di cui sopra. Un caro vita fuori luogo ed ingiustificato quanto la rottura di palle di parcheggiare le macchine a mo’ di roulette russa e “vediamosestanottemivabene” per ‘sta caxxo di pulizia strada notturna. Un senso dell’ amicizia talmente elevato che ci mancava mi chiedessero il 730 prima di andare a prendere un caffè. Ambienti di lavoro dove un giubbotto antiproiettile era più utile della pochette del make up: il passatempo più in voga era “ti accoltello alle spalle e ti sorrido in faccia”. Arrivo finalmente sotto casa; saranno state le due del pomeriggio. Tanta, tantissima gente. Bar e locali aperti. Un omino di nazionalità sconosciuta mi viene incontro e lo fa abbastanza rapidamente. Tempo zero e mi ritrovo la lama di un coltello puntata verso la mia gola. La sua faccia ad un centimetro dalla mia che mi dice “Dammi la borsa”. In una frazione di secondo che mi è sembrata un’eternità, realizzo che sono a Milano, in mezzo ad una strada piena di gente, con un grandissimo pezzo di merda che mi vuole sgozzare per una borsa e nessuno…dico nessuno e sottolineo NESSUNO si ferma ad aiutarmi. Con la coda dell’occhio vedo delle persone che guardano la scena. Rallentano ma poi riprendono il passo, veloci. A quel punto, presa da una dose di sicura follia e spinta sicuramente da tanta incoscienza ed un incredibile rabbia, rispondo “ Io la borsa te la do. E non ci troverai nulla. Tu però, dopo che l’hai presa, devi girarti e scappare. Perché se ti disarmo di spalle ti ammazzo”. Non credo sia stata la mia fermezza o estrema lucidità nel dire quella frase a farlo scappare e senza la mia borsa. Molto più probabilmente ha intuito che potevo essere più folle di lui. Sono salita a casa, ho pianto per due ore, ho fatto una doccia, ho fatto la valigia, ho caricato la macchina, ho guidato fino a Genova, ho comprato un biglietto della Tirrenia e sono tornata dove tutto questo non sarebbe mai e poi mai, per alcuna ragione al mondo, potuto accadere. A casa mia, in SARDEGNA”.

    Cara Elena Torresani….vede quanto è semplice GENERALIZZARE ? E’ davvero mai possibile che lei non possegga altri strumenti per generare traffico sul suo blog se non facendo questo? Immagini se anche io decidessi di condividere la mia personale esperienza aprendo un blog…magari specializzato sul turismo. Che avesse come “core interest” l’incoming straniero verso i paesi italiani. E scrivessi questo post in inglese, tedesco e spagnolo. E mi creda…rischierei di avere un discreto successo visto che di turismo ci vivo e da circa 20 anni (prima che lei possa ragionare con il solito cliché e non mi stupirebbe visto ciò che scrive, la informo che ho vissuto e lavorato all’estero per la maggior parte della mia vita). Quale idea si farebbero le persone su Milano ? E le pare corretto che per una mia esperienza personale, seppur negativa, possa venir denigrata l’immagine di un’intera città ? Perché questo è quello che avverrebbe signora Torresani. Probabilmente lei non sa che noi sardi siamo famosi nel mondo proprio per il nostro senso di accoglienza. Per noi l’ospite è sacro. Spesso a nostro discapito, offriamo quanto di più prezioso in nostro possesso pur di far sentire a casa le persone. Ciò non toglie che, come in tutte le parti del mondo, ci possano essere persone maleducate e poco gioviali. E se lei ha necessità di utilizzare un episodio riconducibile solo ed esclusivamente alla maleducazione (che è etnicamente democratica) per ottenere qualche lettore in più, beh….tanti auguri per la sua carriera da blogger.

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