Blogger vs Giornalisti

Tutti i direttori editoriali per cui ho scritto mi hanno sempre accolto con un imperativo: “Non voglio l’approccio sartoriale che hanno molti giornalisti: niente taglia e cuci dei comunicati stampa”.
Perché pare che sia proprio questo che i direttori cercano dai blogger: l’approccio esperienziale, vero e concreto di ciò di cui stanno andando a scrivere. Succede nella cultura, succede nella moda. Succederà probabilmente anche in altri settori, ma per ora lo ignoro. Le redazioni sono sommerse da notizie, informazioni, segnalazioni: questo giustifica la mancanza di esperienza o competenza diretta? La selezione delle notizie da dare è talmente laboriosa da dover ridurre al minimo la fase di studio ed elaborazione del testo? Basta davvero parlarne, anche semplicemente con un copia e incolla? Il giornalista è ridotto a setaccio dei comunicati stampa?
Senza contare poi la pressoché totale assenza di “opinionismo”. La causa? Le marchette, ovviamente. Leggere gratis un libro, cenare gratis in un certo ristorante, vedere gratuitamente uno spettacolo teatrale, avere gli accrediti per una sfilata, una prima, un evento; per non parlare dei regali veri e propri che piovono dal cielo: come può, tutto questo, non inficiare le opinioni?
E il servizio al lettore va spesso a farsi fottere.
Non che i blogger siano esenti dalla compravendita dei favori: accade soprattutto nella moda che i fashion blogger ostentino addirittura con fierezza i regali ricevuti dalle maison (come se questo fosse onorevole e non fosse una tangente esplicita).
Ammetto che anche io una volta ho faticato, contro accredito, a recensire un pessimo spettacolo visto in un prestigioso teatro milanese, sentendomi stiracchiata tra la fiducia dei miei lettori e la gratuità goduta.
Ma non è modo, e mi sono ripromessa di non trovarmi più in una situazione di quel tipo.
Sicuramente l’opinionismo indipendente ha un prezzo non semplice di pagare (a volte salatissimo, devo ammettere), ma la marcia in più che molti blogger senz’altro continuano ad avere è proprio l’”esperienzialità” con la quale scrivono: fuori dalle redazioni, e in alcuni casi anche fuori dai denti. Ancora abbastanza lontani – anche se non si sa per quanto – dal taglia e cuci dei comunicati stampa.
Godiamoci questa bella fase, che in un mondo dalle facili putrefazioni non è certamente cosa da poco. Mica che quando scocchi la mezzanotte ci trovassimo anche noi tramutati in setaccio senza nemmeno rendercene conto.

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