Cecità

 

Paul Strand (1916)

Ci sono notti come questa, in cui un libro non capita in mano per caso.

“C’è sempre stato chi si è riempito la pancia con la mancanza di vergogna, ma noi, cui non resta più niente se non quest’ultima immeritata dignità, dimostriamoci almeno capaci di lottare per quanto ci appartiene di diritto” Continua a leggere

L’uomo koala e l’uomo gatto.

Chiacchierando con una collega, in un pomeriggio di febbraio, salta fuori che nella vita non si può avere tutto: un uomo te lo trovi o koala o gatto, ma più di tanto non se ne cava. Pare che noi donne abbiamo giusto questi due modelli base tra cui scegliere, salvo botte di culo rare e rischiosissime che instillando malsane speranze cinematografiche nel cuore delle deluse. Continua a leggere

La BIT e le illusioni

Da quando ho dovuto accantonare il sogno del Sudafrica, mi sono ridimensionata su mete europee e itinerari più abbordabili. Dopo Stoccolma e la Francia del Nord, quest’anno la mia intolleranza alle calure estive mi spingerà probabilmente su su fino in Finlandia: sarei orientata sul tour Helsinki – Tallinn – San Pietroburgo.
Così, per raccogliere tutti gli spunti possibili, anche quest’anno me ne sono andata alla BIT: per scoprire che la Finlandia è stata cancellata dalle penisola scandinava e in Russia esiste solo Mosca. Continua a leggere

L’insopportabile lamento dell’inetto.

Sarò anche sociopatica, non dico di no, ma tra le tante persone che non sopporto ci sono sicuramente i culi di piombo. Non parlo necessariamente dei pigri (dato che io sono una degna e titolata rappresentante della specie, nonché regina indiscussa della pennica d’alto livello), ma di quelli che hanno il coraggio di lamentarsi continuamente di ciò che non tentano poi nemmeno di cambiare.
A dire il vero trovo mortalmente fastidiosa anche l’inedia mentale alla Jeffrey Lebowski, ma la cosa che mi manda in bestia sono le lamentele degli inetti che rompono le palle al prossimo: perché fanno sempre la solita vita, perché vedono sempre la solita gente, perché si annoiano e tutto intorno fa schifo, governo ladro! Continua a leggere

Quando la fede muove le montagne.

 

Francis Alys - When faith moves mountains

Come scrivevo al punto n. 4 dei miei propositi per il 2011, quest’anno mi sono ripromessa di non ingrassare. Debolmente fedele a questo traguardo, di tanto in tanto vado a fare mezz’ora di cyclette a casa dei miei e, per non morire di noia, mi porto cose da leggere. Mica che poi, tra l’altro, mi venga voglia di darci dentro e mi trasformi in una figadellamadonna. Stasera sfogliavo Arte di gennaio, e mi sono trovata davanti alla stampa di un bellissimo fotogramma di Francis Alys. Titolo dell’opera: “When faith moves mountains” (video di 36 minuti, anno 2002). Monumentale.
Poi però, poco sotto, l’apertura di Renato Diez: “Solo eventi che portano a niente e speranze sempre deluse. Politica e società in filmati lievi”. Continua a leggere

Ignazio, il mulo parlante.

Ci volevo andare, ma poi ho pensato che l’evento non valeva la mia mattinata. Meglio andare dall’estetista, e salvare il rapporto col mio uomo – ormai esasperato dallo stile incolto a cui le manifestazioni di dissenso fissate durante i fine settimana hanno costretto le mie parti calde: la piazza chiamava, l’estetista attendeva.
E così leggo on-line quello che è accaduto stamane al Teatro Dal Verme, durante l’evento organizzato da Giuliano Ferrara e dal Foglio in difesa dei turpitudini del premier e contro i falsi moralismi della sinistra.
Tutto l’incontro pare essersi svolto intorno all’equivoco – confezionato appositamente per trovare una scappatoia comunque impossibile – tra la condanna morale privatissima di Berlusconi-uccello-di-fuoco e la legittima rivendicazione di un’etica politica, istituzionale e pubblica.
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Poi arriva una canzone (e ti fotte)

Poi arriva una canzone che ti seziona il torace in quattro, a croce, e ti lascia le interiora esposte al freddo, visibili alla vergogna. Una canzone come una sega elettrica che ti spezza senza farti male, come se si trattasse del corpo di un altro, in modo che tu abbia tutta la lucidità di guardare cosa c’è là dentro: e magari dargli un nome. La mia canzone si intitola “Goodbye my lover”, e l’ho sentita all’improvviso per la prima volta in un film (e nemmeno ricordo quale fosse il film, questo è il colmo) senza avere il tempo di alzare le barricate. Due note, tre parole, ed ero già fritta, nuda e tremolante. Avete presente? Continua a leggere

Mamme, ingranate la prima.

(AP Photo/Luca Bruno)

In questi giorni sono strabiliata dal fatto che nessun telegiornale stia facendo un’analisi delle scosse telluriche che le viscere del paese stanno mandando in superficie. I continui messaggi “copy&paste” inviati dal Premier al mondo come pillole di distrazione di massa funzionano, come al solito.
Si dedica invece uno spazio minimo alle numerosissime manifestazioni di dissenso che percorrono l’Italia da nord a sud, dalle piazze al web, riempiendo i calendari anche delle settimane a venire. Continua a leggere

Donne col languorino

Non tutte le donne hanno “il languorino” di cui parlo oggi, sia chiaro.
Quelle che ce l’hanno normalmente sono fidanzate da tempo, o addirittura sposate. Condizione sine qua non per “il languorino” è infatti una vita sentimentale stabile, un rapporto d’amore che dura da tempo. Sono l’equilibrio routinario e la monotonia emotiva a rendere il sesso di coppia piuttosto prevedibile e scialbo, tanto che queste stesse donne si dichiarano in molti casi “poco interessate al sesso” o di vederlo addirittura come l’ennesima faccenda domestica da sbrigare. Continua a leggere

I fallitissimi (laureati e non)

Andare contro i propri talenti è sempre stato deleterio, eppure lo si è sempre fatto: in nome del profitto, dell’opportunità, dei sogni degli altri. Dopo una breve parentesi in cui sembrava doveroso potenziare le nostre qualità e lasciar perdere le nostre debolezze, oggi c’è una nuova tendenza: la laurea karmica. Sì perché in alcuni casi si sceglie una facoltà che possa esorcizzare le nostre inettitudini. Continua a leggere