Scusa, ma non posso dire ciò che penso?

Negli ultimi tempi me la sento ripetere in continuazione, questa domanda.
Certo che lo puoi dire, ma dovresti almeno vergognartene un grammo” mi vien da rispondere.
Perché la gente si sente legittimata a sparare la qualunque, senza decenza?
Capisco che il problema vero risieda nel pensarle, certe cose, ma il dichiararle in pubblico senza vergogna e magari spavaldamente, dà il peso della gravità della situazione.
Un mio collega in mensa si lamentava, un giorno, che Facebook gli avesse cancellato la foto del duce dal profilo: “Non posso più nemmeno esprimere le idee politiche, adesso?”
L’apologia del fascismo è reato, magari.
Certo, ultimamente in Italia il meno punito insieme all’evasione fiscale, mapperlamiseria.

Hugh Kretschmer


Per non parlare poi di sparate ben peggiori, tipo quella che mi è capitato di sentire ieri dal proprietario di un meraviglioso pincerino che scorazza sulla ciclabile della Piccola Città di C. “Fosse per me gli extracomunitari li rispedirei tutti a casa sotto forma di saponette”.
Come può una persona dichiarare pubblicamente e sorridendo una simile bestialità con la leggerezza di chi è convinto di avere tutto il diritto dalla sua parte?
Per carità, ci sono sempre stati miserabili di questa risma, ma il loro sdoganamento sociale mi getta in un allarme mai percepito prima.
Voglio dire: i pedofili sono ben consapevoli sia di infrangere la legge e sia, in alcuni casi, di avere pensieri ed istinti riprovevoli. Questo accade sia perché esiste una legislazione precisa in merito, sia perché la società esprime una condanna netta nei confronti di questo crimine.
Il nazista che vorrebbe far saponette con le altre etnie, non sta da una parte altrettanto sbagliata? Se sì, come credo, perché non se ne vergogna?
È chiaro che il problema vero sta nel pensarle, o nel provarle, certe cose, e che il lavoro va fatto a monte, per cercare di far capire quanto incivile e cretino e indecente sia un certo tipo di pensiero; è altrettanto chiaro che l’esprimere liberamente certe bestialità fornisce un’arma in più a chi può avere voglia di dialogare e di cambiare e di migliorare.
Quindi mi chiedo: sbaglio a scandalizzarmi dell’assenza di vergogna di questi soggetti? Sbaglio a pensare che l’assenza di un istinto auto-censorio indichi una situazione politico-sociale pericolosa?
Sono io ad essere arrogante, pensando che il mio pensiero sia “giusto” e il loro sia “sbagliato”?
Sono poco democratica, prevaricante, presuntuosa?
Al di là delle religioni e delle idee politiche, non dovrebbero esserci dei valori laici e di buon senso riconosciuti universalmente? La carta dei diritti dell’uomo è carta da culo?
Zio cantante, questa gente mi fa andare in giro con la mascella slogata e la bocca aperta, basita e senza parole, che c’ho la gola piena di moscerini, mosche e zanzare, ormai.

7 thoughts on “Scusa, ma non posso dire ciò che penso?

  1. I fascisti (e non solo quelli neri) hanno sempre fatto alla svelta a risolvere le situazioni….. c’è un problema…. lo elimino. Ci sono le barche che vengono in italia cariche di extracomunitari… le bombardo e ho risolto il problema!! Non è che i ragionamenti vanno più a fondo, cercando di capire cosa c’è dietro, non fa niente se l’80% delle materie prime viene da quei paesi mantenuti poveri e in schiavitù per i nostri comodi.
    Per quanto riguarda quelli che son contenti di mettere la faccia del duce tra le loro foto be….. per me li è una questione di subconscio, del tipo… sono così coglione che per tenermi a bada ci vorrebbe una dittatura!!
    Mi viene in mente una frase che ho letto in non so quale libro,
    ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria

  2. cara elena, io sarò più arrogante di te ma da un pò di tempo mi trovo a pensare che la soluzione del problema possa essere dei barconi al contrario, carichi di tutta questa gente che “può dire ciò che pensa”
    penso anche che non dovremmo stare zitti davanti a certe uscite altrimenti in un certo senso avalliamo il loro pensiero…

  3. Se posso fare un commento controcorrente, direi che considerare reato l’apologia del fascismo è un po’ stupido. Oltre che andare contro uno dei diritti fondamentali, che è la libertà di espressione.
    Non è per fare l’avvocato del diavolo, e lungi da me il simpatizzare con qualsiasi forma di razzismo o di prevaricazione, però impedire a delle persone di manifestare il proprio amore per il fetido Mussolini è una limitazione della libertà. In più, la storia ci insegna che le campagne restrittive non hanno mai portato a dei risultati concreti: un esempio scontato è il Proibizionismo negli Stati Uniti.

    Più si vieta una cosa, più questa viene percepita come avente un qualcosa di buono che l’autorità non vuole farci gustare. E’ infantile, me ne rendo conto, ma le masse sono infantili, lo sappiamo bene. Altro esempio: in Romania è penale parlare bene di Ceausescu in radio e in televisione. Beh, oggi, a distanza di vent’anni, le condanne per questo reato si stanno moltiplicando.
    Aggiungo anche che l’OMS, d’accordo con l’ONU, sta pensando di cambiare rotta a proposito del commercio di droga. Classificando i tossicodipendenti come persone malate, bisognose di assistenza, e non premendo perché i Governi li emarginino e li dipingano come delinquenti. E infatti, agendo così, il consumo di droga è costantemente aumentano nell’arco dei decenni.
    E ancora: immagino tu abbia visto le prigioni norvegesi, dopo l’ultimo attentato ad Oslo. Quello è il modo giusto di rieducare una persona perché possa reinserirsi attivamente nella società alla fine della propria pena.

    Il principio deve essere la difesa della libertà, anche di espressione, contro qualsiasi tabù. Anche perché credo converrai con me che, potendo parlare senza timore di un argomento, lo si possa affrontare approfonditamente e in modo civile, ragionevolmente, e magari far capire (con grandi sforzi e grande pazienza) a questi terribili apologhi del fascismo che stanno difendendo una tesi contraria al mondo democratico in cui abitano e in cui chi li governa dovrebbe credere.

    Ti ricordo che, per come stanno le cose, se io scherzando facessi apologia del fascismo, caricando sarcasticamente le mie parole, sarei comunque passibile di denuncia e condanna. Non credi che sia un po’ troppo?

    • Francesco, molte legislazioni subiscono l’influenza della loro storia. Il Fascismo è stata una dittatura, e come ogni dittatura si è macchiata di cose orribili (e mi fermo qui). Quando sono stata al Festival del Giornalismo di Perugia, il magistrato Nicola Gratteri ha raccontato che durante alcune indagini antimafia che ha condotto a livello europeo, ha spesso incontrato ostacoli legislativi per noi inimmaginabili: in Germania, ad esempio, sono vietate le intercettazioni ambientali in luoghi privati e pubblici “chiusi” (in ricordo della Stasi), in Spagna invece è vietato fare irruzione di notte in casa della gente (in ricordo delle razzie e degli abusi del Franchismo). Ogni nazione si costruisce gli anticorpi legislativi che può contro le proprie brutalità, per quanto limitanti possano sembrare. La libertà di espressione è un’arma a doppio taglio, bisogna a mio parere stare molto attenti a cosa si intende: certo, non è male dirle certe cose, il male è pensarle. Inneggiare una persona o un’ideologia che si è resa colpevole di un sacco di schifezze può essere giusto? A mio parare no. E se non ci arriva la gente, è giusto che lo imponga la legge. Non si censura semplicemente la libertà di espressione: l’intenzione è quella di censurare le intenzioni e i contenuti che stanno dietro alle parole. E’ lo stesso motivo per cui si proibiscono altri comportamenti delittuosi, lo stesso.

  4. Atto ed espressione sono un po’ diversi, però. Non puoi paragonare l’espressione di un’opinione (che, in quanto tale, è appunto opinabile) a un furto, all’evasione fiscale, o alla guida in stato di ebbrezza. Per come la vedo io, è proprio sdoganando i tabù che si curano i pensieri “sbagliati”. Rendiamoci conto, insomma, che siamo creatori del mondo e dei principi, l’uguaglianza tra gli uomini non è un principio superiore, ma viene ritenuto tale quando invece è un’idea umana, forse fallace, ma che ci consente tuttavia di coesistere pacificamente.

    Non sono d’accordo con te. Sarò troppo idealista, ma credo che la libertà d’espressione debba essere più ampia di quanto già non sia. L’anticorpo non dovrebbe avere ragione di esistere, una volta che la malattia è stata estirpata; per questo si fanno i richiami alle vaccinazioni e nessuno prende Tachipirina o antibiotici tutti i giorni per prevenire l’influenza: l’assuefazione elimina l’effetto benefico.

    • Purtroppo la “malattia” non è mai stata debellata, e questo è forse il momento storico in cui, dopo il 45, è più forte che mai.
      Io capisco benissimo il tuo punto di vista, e trovo che a livello teorico sia assolutamente corretto. A livello pratico, tuttavia, ho delle riserve. Forse è solo paura, la mia, forse sono solo spaventata e scandalizzata dalla serenità con cui si esprimone certe opinioni.
      Sotto questo profilo non sono per niente “positivista”. Esprimere certe opinioni vuole intrinsecamente appoggiare tutto quello che ci sta dietro, e a me sembra una bestialità. Un mio amico sostiene che “è meglio lasciargliele dire le cose alla gente” (effettivamente se tutti i pedofili dicessero tranquillamente che i bambini sono eccitanti, sarebbe più facile individuarli :D) però io conservo una reticenza. L’apologia, a mio modo di vedere, è come l’istigazione (che è un reato bello e buono). Forse sbaglio, ma esistono diversi livelli di colpa (inclusa l’indifferenza) e non si può rimanere indifferenti di fronte a certe – anche semplici – affermazioni. Vogliamo parlare delle opinioni di Borghezio che giudica Mladic un patriota e trova giuste le idee di Breivik? Libertà di opinione, certo, ma l’apologia di reato? Per me, purtroppo, certe cose non stanno nè in cielo nè in terra. Quindi capisco benissimo la validità, ripeto, teorica del tuo punto di vista, ma non riesco a legittimarlo al 100% in via concreta. Forse è un mio limite, chissà.

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